4 Bis – L’anomalia (Aurin Zalak) - Rainbow web

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L’anomalia (Aurin Zalak)

Aurin Zalak sedeva nel suo ufficio, con le gambe distese sulla scrivania, e osservava il monitor spento oltre la punta dei suoi stivali. La penombra della stanza e l’aroma di kanar, che si diffondeva dalla bottiglia appena stappata, gli inducevano una placida sensazione di rilassatezza assai prossima alla sonnolenza. Dietro le sporgenti creste frontali, vorticavano i pensieri e le considerazioni sugli ultimi avvenimenti…
Erano passati molti mesi da quando aveva lasciato la gloriosa scatoletta federale - ormai destinata al disarmo - a cui il Comando Centrale l’aveva destinato, solo per vedersi riassegnato a un altro vascello della Flotta Stellare: U.S.S. Rainbow, classe Akira. All’inizio non era certo stato entusiasta di quel programma di scambio per ufficiali: non solo gli toccava convivere a braccetto con i sanguecaldo ma doveva pure prestare servizio su una delle loro bagnarole. Le luci troppo forti gli offendevano la vista, le temperature glaciali gli facevano accapponare le scaglie… ma la verità era che a bordo di quella bagnarola aveva inaspettatamente ritrovato degli amici e, cosa ancora più intollerabile, si era affezionato a loro.
Bah, mi sto rammollendo…” Zalak biascicò, mentre il sonno gli si insinuava sotto le palpebre. Allungò la mano e ingollò un generoso sorso di liquore. I pensieri ricominciarono a fluire.
Era stato l’allora comandante del Terzo Ordine, Gul Evek in persona, a contattarlo dopo un seminario all’Accademia Militare di Cardassia Prime. Il Gul gli aveva ricordato il prezioso aiuto della Federazione nel rimettere in piedi l’Unione, l’importanza della distensione con il vecchio nemico e, in un generoso tentativo di solleticare l’entusiasmo di Zalak, i gravi problemi di salute in cui potevano incorrere i suoi familiari dopo un soggiorno nelle prigioni di stato. Insomma, il programma di scambio doveva essere attuato e il Comando Centrale voleva che fosse proprio Aurin Zalak il primo ufficiale cardassiano a bordo di una nave della Flotta Stellare.
Dannato Evek!” Aurin digrignò i denti. L’unica sua consolazione era che il povero nonno del Gul adesso era parte integrante delle fondamenta in cemento dei grandi magazzini Damar, su Cardassia Prime.
In realtà il trasferimento sulla nave di classe Akira, eccezion fatta per le condizioni climatiche, non era stato così terribile come temeva. A bordo aveva cementato molte amicizie (così come aveva fatto col nonno di Evek) e trovato compagni di viaggio eccezionali: Klingon, Umani, El-Auriani… persino un Borg separato dal Collettivo che si accompagnava - sia lode a Dukat - a una Cardassiana.
Il loro viaggio era appena agli inizi: avevano gli occhi colmi di meraviglie, il cuore gonfio di entusiasmo e la testa affollata di progetti… ma qualunque pericolo o avventura, qualunque gioia o dolore, sapevano che lo avrebbero condiviso insieme.
Aurin Zalak si stiracchiò le gambe sulla scrivania e mandò il bicchiere ormai vuoto a ruzzolare sulla moquette del pavimento. Già da dieci minuti avrebbe dovuto prendere servizio in plancia. Aurin si accomodò sulle spalle l’armatura cardassiana – indubbiamente più marziale di quei pigiami colorati dei federali – e, dopo essersi affibbiato gli stivali, si diresse al turboascensore.
Quando fece il suo ingresso, la plancia era immersa in un silenzio innaturale, interrotto soltanto dal sommesso ronzio delle console. Branniga se ne stava stravaccato sulla poltrona del comando: il Capitano Saint’Vito si era ritirato nella sua Sala Tattica e aveva lasciato a lui la plancia. Zalak oltrepassò l’Ammiraglio, dirigendosi alla sua postazione, ma una strana sensazione di disagio lo assalì all’improvviso e lo costrinse a fermarsi. Quella poltrona… quella maledetta poltrona vuota…
Non era neanche un mese che il Primo Ufficiale Y’edips era scomparso senza lasciare traccia. Il Comando di Flotta riteneva che le conoscenze che il Borg aveva assimilato all’interno del Collettivo fossero inestimabili per la mappatura di una singolarità quantica, ai confini con lo spazio cardassiano. Il Comando Centrale aveva fatto pesare tutta la sua influenza, per scoraggiare quella missione dall’esito potenzialmente fatale, ma l’Ammiraglio Novak era stato inamovibile: i vantaggi compensavano ampiamente i rischi - sosteneva - e solo la particolare struttura biologica borg avrebbe sopportato gli sconvolgimenti in atto in quella lacerazione del continuum spazio-temporale. E così aveva inviato Y’edips, solo e su una navetta praticamente priva di armamenti, all’interno della singolarità. La folle curiosità di Novak era stata ricompensata solo da una spettacolare esplosione di energia: tentacoli di scariche multicolori avevano avviluppato la navetta in un abbraccio mortale e, quando la singolarità era implosa con un bagliore accecante, tutto ciò che restava era la solitudine della distesa cosmica. Per quasi una settimana la U.S.S. Rainbow aveva scandagliato la zona palmo a palmo, invano. L’Ammiraglio di Flotta Branniga ruggiva come un leone mentre deferiva alla Corte Marziale il pallido e tremante Novak. La povera Una Ruf, furente e disperata, si era rinchiusa nei suoi alloggi. Tutto l’equipaggio sembrava sconvolto e incapace di accettare la scomparsa di Y’edips. Il Capitano Sairo coordinava le ricerche con caparbia ostinazione e tutti, contro ogni evidenza, incuranti di quanto tempo sarebbe stato necessario, sapevano e speravano che un giorno si sarebbero riuniti nuovamente. Aurin, dal canto suo, premeva senza sosta con il Comando Centrale perché fornissero appoggio logistico e tattico, ma Cardassia non si sarebbe mossa in aiuto di chi aveva così stolidamente ignorato i suoi avvertimenti. Tipico pragmatismo cardassiano…
Va tutto bene, Aurin?” Branniga lo osservava accigliato, con la testa reclinata da un lato.
Eh…? Come...? Sì, certo, tutto bene!” Aurin si voltò di scatto e si accomodò alla sua console, affrettandosi a piegare il capo sulle strumentazioni.
Per la barba di Macet! Perché mi preoccupo tanto per quel pupazzetto intubato?” Zalak snocciolava imprecazioni come fossero un rosario bajoriano, ma in realtà sapeva benissimo perché si sentiva così. I primi approcci con il Borg erano stati un po’ burrascosi - colpa di Y’edips, non c’era dubbio! Come si poteva non adorare il carattere timido e mansueto di Aurin? - però, a poco a poco, Zalak aveva scoperto una persona completamente diversa, sorprendentemente più simile a lui di quanto non immaginasse… un vero e prezioso amico.
Un giovane Guardiamarina che occupava temporaneamente la console delle comunicazioni, si voltò di scatto verso Branniga.
Signore, un messaggio automatico proveniente da un punto imprecisato dello spazio cardassiano, lungo il confine. Sembra una richiesta di soccorso!”
Sullo schermo” Branniga allungo istintivamente una manona in avanti.
E’ una richiesta solo audio, signore. La trasmetto ora”
Gli altoparlanti della plancia sfrigolarono di statica:
U.S.S. Rainbow NCC 12004 - Qui è la navetta ‘Empty Sahara 01’ alla deriva nello spazio siderale.
La navetta è stata attaccata dai Pirati di Orione e ha subito ingenti danni strutturali.
Integrità strutturale : prossima al collasso
Scudi : al minimo
Supporto vitale : in modalità emergenza
Forme di vita rimaste : una
Classe : Borg
Segni vitali : privo di conoscenza, ferite multiple non letali, in stato di amnesia.
Ultima assegnazione recuperata nei file di registrazione risulta essere la U.S.S. Rainbow.
Si richiede intervento di recupero di priorità 1
Fine messaggio”
La plancia esplose in un boato di grida entusiaste. Zalak scattò in piedi, rovinandosi entrambe le rotule sul duranio della console.
Porca paletta!” esclamò l’Ammiraglio Branniga, e ruzzolò giù dalla poltrona.
Cosa diavolo sta succedendo?” chiese il Capitano, affacciandosi dalla porta della Saletta Tattica.
L’addetto alle comunicazioni si affrettò a ritrasmettere il messaggio, mentre Branniga si ricomponeva e lasciava la poltrona al Capitano Sairo.
Molto bene” la voce di Saint’Vito sovrastò il clamore generale e riportò l’ordine in plancia “Timoniere, faccia rotta per lo spazio cardassiano. Signor Zalak, cerchi di contattare il Comando Centrale e comunichi loro la situazione.”
Forse non sarà necessario” il Tenente Ringhio sputò per terra “Due navi di classe Galor in rotta di intercettazione, Capitano!”
Una nave cardassiana ci sta chiamando”
Zalak si alzò in piedi e osservò il suo Capitano, che se ne stava placidamente seduto con gli occhi fissi in avanti. Il visore sfrigolò e sostituì alla piatta distesa del cosmo l’immagine di una plancia cardassiana. Su una piattaforma elevata, come era consuetudine, stava seduto il Gul con una gamba ciondolante dal bracciolo.
Salute, amici federali” il volto ossuto del Cardassiano si illuminò di un sinistro sorriso “Sono Gul Lovak, responsabile del pattugliamento dei confini in questa zona di spazio. Sembra che siate pericolosamente vicini a invadere il nostro spazio: debbo dunque arguire che sia necessario vaporizzarvi?”
Niente di così drastico, spero” il Capitano Sairo sorrise di rimando al Gul “Sono il Capitano Saint’Vito, della U.S.S. Rainbow, e la nostra è solo una missione di soccorso e recupero. Non abbiamo alcuna intenzione…”
So bene chi è lei, Capitano. E so bene che i vostri siluri e i vostri phaser portano ben poco soccorso, come ho constatato io stesso.” Lovak si accarezzò una profonda cicatrice che gli solcava la cresta frontale spaccata e un occhio innaturalmente bianco e lattiginoso “Comunque, credo che questo cucciolo smarrito sia vostro…”
Due Cardassiani entrarono nel campo visivo dello schermo, spingendo in avanti Y’edips.
Il cucciolo è in stato comatoso ma illeso,” aggiunse Gul Lovak “anche se, vista la sua razza non proprio pregiata, vi consiglierei di abbatterlo al più presto. Comunque sia, è vostro: provvederò a teletrasportarlo a bordo della vostra bella nave, non appena ci invierete le coordinate. Considerala una dichiarazione di buoni propositi, Saint’Vito, ma un giorno, quando Cardassia estinguerà il suo debito di gratitudine, forse non sarò così generoso.”
Lo schermò si oscurò, poi cambiò immagine su due incrociatori da battaglia di classe Galor in rapido avvicinamento.
Due giorni dopo il Comandante Y’edips giaceva in un letto dell’infermeria, finalmente cosciente e in perfetta salute fisica. I naniti borg avevano ripristinato le sue funzioni vitali, mentre per quanto riguardava la memoria… beh, per quello c’era tempo. Zalak osservò il suo amico e gli appoggiò una mano sulla spalla, pieno di gratitudine. Poi incrociò lo sguardo con il Capo Ingegnere Una Ruf – che aveva vegliato Y’edips fino al suo risveglio – e le sorrise. Era dannatamente bello riaverli di nuovo a bordo insieme. Ad Aurin non sfuggirono le occhiate languide che i due continuavano a scoccarsi di sottecchi, così decise di levarsi dai piedi. Attraversò l’infermeria con passo marziale, scambiò due parole con la Dottoressa Trelenah’k - troppo impegnata ad arroventare due tenaglie su una fiamma, davanti agli occhi atterriti di un paziente con un’unghia incarnita – e se ne uscì fischiettando. Appena le porte del suo alloggiò si spalancarono, il Cadetto Yumass gli gettò le braccia al collo e gli stampò un bacio rovente sulle labbra. Aurin ricambiò con passione.
Klingon, Umani, El-Auriani, perfino un Borg con una Cardassiana… che grande nave e che compagni di viaggio eccezionali!
 
 
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