Missione
5 – Turno 0 – 2006-2007
Attraccata
alla Base Stellare 103, la U.S.S. Rainbow sembrava un cucciolo che
attinge nutrimento dalla madre. Per certi aspetti, così era.
Come
un cucciolo in piena fase di crescita, la nave di classe Akira aveva
subito dei notevoli cambiamenti, sia interni che esterni.
Dopo
gli scontri a fuoco delle scorse Manovre di Flotta e le avventure
nello spazio profondo, il Capitano Saint’Vito aveva preteso che la
squadra di ingegneri della nave apportasse tutte le migliorie che
ritenevano necessarie.
Aveva
così deciso di dare carta bianca al Guardiamarina H’Elsak,
Ingegnere Capo, e al Cadetto Yumass, suo fidato braccio destro.
Queste,
coadiuvate dal resto dell’equipaggio, avevano potenziato,
migliorato, affinato, sistemato tutto quello che era possibile
potenziare, migliorare, affinare e sistemare, accogliendo quasi tutte
le richieste fatte dalle varie sezioni.
Il
loro motto, in quei mesi, era stato “Il possibile è già stato
fatto, l’impossibile lo stiamo facendo, per i miracoli ci stiamo
attrezzando.” e diventò ben presto “I miracoli? Richiedono solo
un po’ di sforzo in più…”.
Dopo
6 mesi di lavoro, la nave era pronta a tornare nello spazio e a dare
battaglia a tutto e tutti, o semplicemente a scorrazzare per lo
spazio portando aiuti e soccorsi a chi ne aveva necessità.
…
Saint’Vito
era affacciato alla finestra principale del suo alloggio; meditava
sul lavoro svolto e su quello che ancora andava fatto. Guardava fisso
avanti a se, lasciando che le navette merci spaziassero per tutto il
suo campo visivo.
Da
quando era tornato a bordo, dopo la licenza, passava molto del suo
tempo libero a guardare con bramosia i nuovi sistemi di bordo, in
particolar modo i sistemi d’armamento di poppa, ben visibili dal
suo alloggio.
«…
Phaser ad alto rendimento con spettro di frequenza ampliato,
lanciasiluri auto-adattativi, corazza e intelaiatura portante
auto-rigenerante, generatori di scudi a multifrequenza, doppio nucleo
di curvatura e motori ad impulso indipendenti, console timone a
comando diretto, console tattica a connessione neurale e un nuovo
computer di bordo per comandare tutte queste modifiche….» - le
svariate pagine di modifiche che stava rileggendo lo entusiasmavano e
nel contempo lo lasciavano un po’ perplesso.
Non
aveva voluto approfondire i dettagli delle modifiche che erano state
proposte, un po’ perché si fidava del suo equipaggio, un po’ per
il gusto della sorpresa, un po’ perché non aveva mai eccelso nelle
materie scientifiche e non sapeva bene di cosa stessero parlando.
Lui
era nato per il comando!
I
suoi pensieri furono interrotti bruscamente dalla voce del Comandante
Y’Edips.
“Plancia
a Capitano”
“Qui
Saint’Vito” – rispose premendo sul suo comunicatore.
“Equipaggio
al completo, siamo pronti a partire per la missione di collaudo.”.
“Arrivo
subito. Saint’Vito, chiudo.”
Finalmente,
dopo mesi a “terra”, era tornato in possesso della sua nave.
…
“Capitano
in plancia!” – Disse Y’Edips alzandosi dalla Poltrona di
Comando.
A
grandi passi il Capitano divorò la distanza tra il turbo-ascensore e
lo schermo principale.
“Signori”
– disse voltandosi in direzione del suo equipaggio di plancia –
“Lunghi mesi ci hanno visti qui, fermi, attraccati a questa Base
Stellare. A molte missioni abbiamo dovuto rinunciare. Molti lavori
sono stati compiuti. Questa nave è giovane, ma ha trovato nel suo
giovane equipaggio uno spunto per migliorare, in tutti i campi.
Ognuno di voi ha contribuito con le sue idee, con le sue capacità.
Direi che è ora di vedere all’opera i frutti di tutte queste
migliorie.”
Con
lo sguardo passò in rassegna i volti, carichi di entusiasmo, dei
suoi sottoposti.
“Numero
Uno, contatti la Base e comunichi che siamo pronti a lasciare gli
ormeggi.” – Disse avvicinandosi alla sua poltrona – ”Signor
Branniga, propulsori di manovra appena avrà conferma dalla Base. Ci
porti fuori.”.
“Si,
Capitano.”.
“Rotta
inserita, timone in attesa.” – Risposero i due ufficiali.
“La
Base Stellare 103 ci augura un buon viaggio e ci ringrazia per aver
dato loro la possibilità di ospitare la miglior nave della Flotta.”
– Riferì Y’Edips.
Con
un ghigno di soddisfazione, il Capitano si lustrò gli occhi con la
splendente targa appesa al montante destro della Plancia.
“Risponda
che è stato un piacere anche per noi e che torneremo presto a
gustare il loro famoso brasato con contorno di patate.”.
“Trasmissione
chiusa, apertura delle porte dell’hangar in corso.” – Confermò
il Comandante.
La
nave scivolò lentamente fuori dalla base spaziale, ancora pochi
secondi e sarebbero stati esposti allo spazio aperto.
“Operazioni
di disormeggio completate, siamo liberi di partire.” - Notificò
Branniga.
“Rotta
per il sistema Obergon II, cintura di asteroidi. Facciamo qualche
esercitazione di tiro e qualche esercitazione di volo.” – Disse
Saint’Vito alzandosi dalla poltrona – “Curvatura 6, avvisatemi
quando siamo arrivati.”.
“Rotta
inserita”.
“Attivare.”
– Disse l’Ufficiale Borg
Il
consueto rumore di sottofondo che accompagna i salti in curvatura,
che tutti si sarebbero aspettati, risultò più un possente ruggito.
Il Capitano fu scaraventato gambe all’aria. Un’espressione
piuttosto sorpresa in volto.
“Plancia
a sala macchine.” – Rantolò l’Ufficiale in Comando
rialzandosi.
“Qui
Yumass, Capitano, gli smorzatori inerziali non riescono a compensare
l’accelerazione dei nuovi motori a curvatura. Stiamo provvedendo a
modificarli per renderli operativi con le nuove modifiche.”.
“!!!”–
Ringhiò dal fondo della sala macchine H’Elsak – “Sarebbe
consigliabile evitate di aumentare il fattore di curvatura, almeno
finché non sistemiamo le piastre di gravità.” – Aggiunse con un
tono di voce più pacato.
“Tempo
previsto per il lavoro?” – Chiese Saint’Vito
“Circa
2 ore.” – Rispose Yumass
“Accordato.
Plancia, chiudo.”.
“Numero
Uno, a lei il comando. Sono nel mio ufficio, avvisatemi a riparazione
ultimata.”
“Affermativo,
Capitano.” – Rispose il Borg.
…
Le
sterminate distese di asteroidi si stagliavano davanti alla prua
immobile della U.S.S. Rainbow.
“Peppe
di Nove a Capitano, siamo arrivati” – comunicò la voce
cibernetica del Comandante della nave.
Pochi
istanti dopo, il Capitano emerse dalla porta del suo ufficio.
“Situazione.”
“Tutti
i sistemi lavorano alla massima efficienza.” – Rispose il Numero
Uno – “Comprese le piastre di gravità” – aggiunse ridendo
sotto i baffi.
“Ottimo
lavoro, vogliamo cominciare a provare qualcosa di nuovo? Chi vuole
essere il primo?”.
Ringhioringhio
fece un passo avanti – “Sono ansioso di provare i nuovi
armamenti, Capitano.”.
“Ottimo,
avevo giusto voglia di far saltare in aria qualcosa” – Disse il
Capitano sedendosi – “Ci faccia vedere cosa possono fare i nuovi
sistemi d’armamento e di difesa”.
“Si,
Capitano! Allarme rosso!” – Gridò Ringhioringhio sedendosi alla
sua console.
“Sensori
di puntamento pronti, scudi multifrequenza in linea, armi attive!”
– Confermò Zalak.
“Connessione
neurale attivata” – disse Ringhioringhio – “Signor Branniga,
potrebbe entrare nel campo di asteroidi?”.
“Proceda”
– Confermò Sairo Saint’Vito.
La
nave scivolò silenziosa nel campo inanimato di asteroidi.
“Attenzione,
sto per fare un po’ di polvere…” – Disse ridacchiando il Capo
della Sicurezza.
Lampi
di luce rossa scaturirono quasi simultaneamente da tutti i banchi
Phaser. Gli enormi meteoriti cominciarono a sbriciolarsi al lento
passaggio della nave, scagliando massicce schegge in ogni direzione.
Nessuna di queste, però, riuscì a colpire la nave, istantanee
scariche di phaser provvedevano a incenerire i frammenti in arrivo.
“E’
stupendo!” – Gridò estasiato il massiccio Klingon dalla
postazione Tattica – “Non ho mai visto un sistema di puntamento
più veloce ed efficiente.”.
“Ottimo
lavoro,” – disse l’Ufficiale in Comando – “Che ne dite di
provare gli scudi?”
“Lancio
una salva di siluri a medio potenziale e vediamo la tenuta?” –
Propose l’Ufficiale Tattico.
“Proceda”
– Rispose il Capitano.
Pochi
secondi dopo una bordata di quattro siluri si infranse sugli scudi.
“Scudi
di prua al 99%” – disse Zalak dalla sua postazione, freddo come
il suo cuore cardassiano.
“Splendido!”
– esclamò Saint’Vito – “Branniga, che ne dice di un giretto
tra gli asteroidi ad alta velocità?”
“Non
aspettavo altro! Signore!” – rispose euforico il timoniere.
La
nave balzò in avanti zigzagando tra gli asteroidi, compiendo
evoluzioni che i poveri stomaci degli occupanti ben poco avrebbero
gradito, se gli smorzatori inerziali e le piastre di gravità non
avessero fatto il loro dovere.
“Ha
una manovrabilità splendida! Grazie ai due motori posso effettuare
delle virate che neanche con una navetta sarei riuscito a fare.” –
disse l’AdFFFdTJGaT con tono più che soddisfatto – “Chissà
cos’è in grado di fare la nave con la nuova console di guida
manuale…”.
“Beh,
che cosa aspetta? L’attivi e vediamo cosa riesce a combinare.” –
ordinò il Capitano.
“Ben
volentieri. Preparatevi…”.
“Chiamata
in arrivo, Capitano” – Interruppe Y’Edips.
“Sullo
schermo” – ordinò Saint’Vito.
Sul
visore principale comparve il viso dell’Ammiraglio Strazz.
“Capitano.”
– Esordì accompagnando il saluto con un gesto della testa.
“Ammiraglio,
Strazz. Buongiorno, a cosa dobbiamo la chiamata?” – rispose
l’Ufficiale in Comando.
“Abbiamo
cercato di contattarvi in questi giorni, ma non siamo riusciti ad
aprire un canale stabile. Devono esserci delle interferenze nel
vostro settore di spazio.” – continuò l’Ammiraglio.
“Possibile.”
– rispose il Capitano
“Rileviamo
radiazioni subspaziali residue, devono esserci state delle forti
eruzioni particellari di una supernova nelle vicinanze” –
puntualizzò il Comandante Y’Edips dopo una breve indagine.
“Ma
ci dica, Ammiraglio.” – continuò Sairo Saint’Vito.
“Il
Comando di Flotta ha deciso di anticipare di alcune ore l’inizio
della Missione 5, spero che per voi non sia un problema essere qui
tra 20 ore”.
Il
comandante guardò con aria interrogativa il suo Primo Peppufficiale.
“Non
dovremmo avere problemi” – rispose dopo un cenno di assenso del
Borg.
“Bene,
allora vi aspettiamo, Strazz, chiudo.”
“E’
un vero peccato, Mauro,” – sibilò perfidamente il Tenente Zalak
– “Non potrai goderti la tua nuova console giocattolo…”
Branniga
rise, guardando il ghigno del cardassiano sparire lentamente dal suo
volto.
“Beh?
Che hai da ridere?” – chiese Zalak.
“Se
conosco bene il Signor Branniga, Tenente, già sta pregustando la
vista del suo volto contorcersi mentre effettua virate al limite
della sopportazione dello scafo. Credo che la cosa che lo diverte di
più è proprio l’incognita di non aver testato i sistemi prima di
ingaggiare il combattimento.” – disse ridendo Saint’Vito.
“Proprio
così, Capitano. Ha colpito nel segno.” – disse Branniga con un
sorriso beffardo stampato in volto – “Rotta per il campo di gara
inserito”.
“Massima
curvatura.” – disse il Capitano sedendosi sulla poltrona –
“Attivare!”.
Il
ghigno, che pochi istanti prima l’ossuto viso cardassiano sfoggiava
fieramente, aveva ormai lasciato il posto a un mezzo sorriso da cui
traspariva angoscia e terrore.
La
nave sparì velocemente tra le stelle, in direzione della battaglia.